Roma, 26 febbraio 2021 – Il Consiglio dei ministri approva il decreto legge “Ministeri”, che riorganizza competenze e strutture di alcuni dicasteri. Nasce così ufficialmente con tale provvedimento il Ministero della Transizione ecologica (Mite), che sostituisce il Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare. Ma cosa intendiamo quando si parla di transizione ecologica?
La transizione ecologica consiste in un implementazione del concetto di sviluppo sostenibile . Per fronteggiare la crisi ecologica, i cambiamenti climatici e l’esaurimento delle risorse naturali, è fondamentale infatti sviluppare delle alternative necessarie alla sopravvivenza della società umana.
La transizione ecologica agisce su tre ambiti d’azione che sono la transizione energetica, legata all’efficienza energetica e all’implementazione delle fonti di energie rinnovabili, la transizione industriale attraverso produzioni locali di beni riciclabili in un’ottica di economia circolare, e la transizione agro-alimentare, che mira a sostituire l’attuale sistema di agricoltura industriale con uno più naturale ed estensivo (European observatory of Transition).
Lo scopo di questa transizione è quello di aumentare la resistenza ma soprattutto la resilienza delle comunità, incrementando la loro capacità di fronteggiare i cambiamenti dell’ambiente in cui vivono. In ecologia, una comunità legata a un determinato ecosistema può modificare la propria composizione, in termini di numero e abbondanza delle specie, in seguito a delle variazioni ambientali. Quanto più una comunità è in grado di fronteggiare queste variazioni, riorganizzarsi e sopravvivere nel tempo tanto più è resiliente. La velocità con cui questa comunità è in grado di ritornare alle condizioni pristine (prima cioè della variazione delle condizioni ambientali) ne definisce invece la resistenza.
E quindi noi come umanità, siamo in grado di resistere al cambiamento? E quali sono invece i margini della nostra capacità di riorganizzarci e in ultima, sopravvivere? Alla luce dei cambiamenti climatici in atto, dello slittamento degli home-range delle specie, dell’incremento di malattie e infezioni in alcune aree dove prima non c’erano, alla luce delle modificazioni che stanno agendo sempre più velocemente sul nostro Pianeta, possiamo noi resistere o ci adatteremo invece cercando di limitare i danni?
La sfida di oggi è proprio questa: trovare l’equilibrio tra resistenza e resilienza senza compromettere le risorse naturali per le generazioni future. La transizione ecologica sembra essere un cambiamento repentino e necessario da attuare per preservare il mondo in cui viviamo per i nostri figli, i nostri nipoti e tutte le generazioni future e le scelte che l’Italia deve compiere con il Recovery Fund definiranno l’andamento e la chiave di lettura di questa transizione. è un cambiamento non per il Pianeta, ma per l’umanità, e domandatevi, lascereste crollare la casa dove vivono i vostri figli?
Il Governo Draghi ha presentato il 25 aprile un nuovo testo del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, all’interno del quale ben 68,6 miliardi sono stati stanziati per la Rivoluzione Verde e la Transizione Ecologica. Se vuoi conoscere la posizione di Slow Food Italia sulla strategia proposta per la Transizione Ecologica dell’Italia, puoi leggere l’articolo completo qui.
Matilde